Almondo

0

PSICOGERIATRIA E POTERE:

LA CHIAVE DEL BAGNO

– UNO STUDIO CLINICO SPERIMENTALE –

Casi Eleonora   

Psicologa e Psicoterapeuta

socio S.A.I.G.A. (TO)

Torino, Italy

e-mail: [email protected]

Grimaldi Laura

Psicologa e Psicoterapeuta

socio S.A.I.G.A. (TO)

Alba (CN), Italy

e-mail: [email protected]

Almondo Paolo

Professore di Sociologia Generale

Facoltà di Scienze Politiche, Università degli Studi di Torino

socio S.I.P.I., Torino

e-mail: [email protected]

Il lavoro che presentiamo qui oggi si focalizza sulla relazione tra psicogeriatria e potere per come emerge da uno studio effettuato in una struttura residenziale per anziani di Torino. Il tema che proponiamo, la questione del potere, si è evidenziato in maniera netta tra le conclusioni a cui siamo giunte in base ai risultati ottenuti da una ricerca-intervento portata avanti nell’anno 2004 da noi in qualità di psicologhe consulenti dell’Ente.

I dati in esame sono stati raccolti mediante due questionari somministrati agli O.S.S.- Operatori Socio-Sanitari – con l’obiettivo, prima di tutto, di stabilire la presenza della cosiddetta sindrome del burn-out (mediante l’utilizzo del MBI – Maslach Burn-out Inventory, ‘93), e poi per conoscere le caratteristiche di personalità della popolazione che ha preso parte alla ricerca (mediante l’utilizzo del TCI – Temperament and Character Inventory, ’94 di Cloninger e coll.). La ricerca indaga come fattori quali le caratteristiche di personalità possano aiutare o meno a predire l’inclinazione a sviluppare la sindrome di burn-out.

Sulla base dei risultati ottenuti siamo passate dal campo della ricerca psicologica a quello della psicologia clinica applicata e abbiamo realizzato una serie di iniziative per sviluppare una maggiore consapevolezza delle relazioni umane negli Operatori e per creare una cultura organizzativa basata sull’individuo nella sua dimensione globale bio-psico-sociale (gli interventi effettuati sono stati: sportello di counseling individuale, gruppi di confronto e sensibilizzazione alla relazione, riunioni di equipe – che sembra una banalità ma sono state difficoltose!).

L’analisi dei dati ottenuti e degli interventi successivi, in particolare l’analisi delle verbalizzazioni degli incontri di gruppo, ha stimolato alcune riflessioni a nostro parere interessanti per il tema di questo congresso:

1.    perché sono gli operatori che lavorano part-time i più inclini a sviluppare burn-out? Perché questo è quello che è emerso!

2.    perché gli operatori preferiscono lavorare in RSA, residenza ad alto contenuto sanitario, con pazienti che sono meno autosufficienti e più dipendenti dal loro aiuto? Altro dato emerso.

3.    perché alcuni operatori sono irritati da nuovi colleghi che non sembrano voler ascoltare e imparare da loro?

Le domande potrebbero essere anche altre, per esempio potrebbe essere interessante chiederci in quale gioco di ruolo siamo state inserite noi….

La nostra esperienza in quella specifica struttura, unita all’analisi quantitativa e qualitativa dei dati della ricerca, ha identificato un comune denominatore come possibile risposta a queste domande: le dinamiche del potere.

Le dinamiche qui in gioco sono espressione di un potere che affonda le sue radici in una Volontà di Potenza prevaricante.

Noi, utilizzando le categorie adleriane, potremmo dire le chiavi di lettura adleriane, che permettono di conoscere/entrare nello specifico delle singole situazioni, abbiamo letto tali dinamiche del potere proprio come una diversa espressione della Volontà di Potenza.

Volontà di Potenza che nello specifico non è solo espressione autoaffermativa, ma anche e soprattutto, qui, meccanismo ipercompensatorio dei sentimenti di inferiorità e frustrazione degli operatori che si manifesta in un deprezzamento verso gli altri, siano essi struttura, colleghi e utenti.

Questa concezione del potere ha generato uno stile comunicativo che ha caratterizzato la cultura organizzativa della residenza per anziani, come fosse una strategia per evitare l’esposizione al burn-out. Strategia, questa del potere, che effettivamente ha funzionato, perché nell’Ente non è stato rilevato un burn-out di grado elevato, nonostante le problematiche evidenti.

Alla luce di queste riflessioni le risposte alle precedenti domande potrebbero essere:

1.    Forse chi lavora più ore si è ritagliato una fetta di potere più ampia avendo la possibilità di tenere meglio sotto controllo la situazione – e sviluppa meno burn-out;

2.    Forse il potere è più facilmente ottenibile ed esercitabile nelle situazioni in cui il rapporto non è negoziabile come con i pazienti non autosufficienti – come quelli nella residenza sanitaria;

3.    Forse non essendo ascoltati da alcuni nuovi colleghi temono di perdere una fetta di potere.

 In questo senso ironicamente ma non solo, la chiave del bagno a cui ci riferiamo nel titolo, chiave accessibile solo a pochi fortunati – non noi due!, è l’espressione simbolica – ma appunto non solo, concreta – di una cultura del potere asimmetrica che è difficilmente negoziabile e può essere vista come un meccanismo interno sviluppato dagli operatori per compensare i sentimenti di inferiorità e vulnerabilità con i quali questi operatori dell’aiuto faticano a confrontarsi nel quotidiano (specialmente quando quotidianità significa contatto con i temi della vecchiaia e della morte come in questo caso, temi che inevitabilmente ci portano al confronto con la nostra inferiorità e le nostra vulnerabilità).

E allora per concludere ci chiediamo, anche un po’ provocatoriamente, dove è il Sentimento Sociale in queste professioni di aiuto?

button5b-1362551       button5e-8899662        button61-6205301        button64-6610293

Copyright © 2005  International Association of Individual Psychology